Il giornalino

Il giornalino: Anno XV Numero 2

Pesce d’aprile! Non ve lo aspettavate… e invece dopo nemmeno due mesi siamo di nuovo pronti per la pubblicazione di un secondo numero, di ben 35 pagine, ricco di “novità”. I redattori hanno infatti rispolverato alcune tradizionali rubriche di Pov’ri fanti come il “Che professore sei” e “L’Oroscopo”. Ovviamente non mancano pagine dedicate al resoconto della vita scolastica del nostro liceo nei mesi di febbraio – marzo o quanto non è stato possibile inserire nel precedente numero. Rifanno capolino, a tre anni di distanza dall’ultima pubblicazione, i divertenti IPSE DIXIT e trova spazio un fumetto in greco, nato dalla creatività di Eleonora Figaia, anche autrice insieme ad Anna Petrucciani della copertina. Uno spazio speciale per il recente stage a Bournemouth e per un’intervista ad un alunno cresciuto… non aggiungiamo altro.

Come sempre preferiamo lasciarvi il piacere della lettura!

Il giornalino, Notte Nazionale del Liceo Classico, Video

La storia di Pov’ri Fanti

a cura di Eleonora Figaia e Edoardo Mariotti

In occasione della X edizione della Notte Nazionale del Liceo classico la redazione ha deciso di omaggiare i quindici anni del giornalino scolastico con un video che ne racconta la storia. Sono stati recuperati tutti i 29 numeri dal 2009 ad oggi, sia quelli in formato cartaceo che quelli in formato digitale; gli alunni dell’attuale redazione hanno contattato gli ex alunni che si sono susseguiti nella direzione nei vari anni, hanno letto e riscoperto rubriche e articoli, selezionando per ogni anno un “il meglio di”. Il risultato del lavoro è stato proiettato il 19 aprile scorso all’interno del percorso espositivo “Pov’ri Fanti e ScriveREpetti: 15 anni di comunicazione”.

Ecco a tutti il video!

reportage di viaggio

Un ponte tra presente e passato

di Eleonora Figaia

Le gocce si fondevano con le strade ciottolate formando fiumiciattoli che serpeggiavano tra gli stretti vicoli fiorentini. I colori della città, normalmente vivaci, si nascondevano sotto il cielo grigio, trasmettendo una serenità malinconica.
La nostra meta era un luogo di conoscenza, un istituto papirologico nascosto tra i vicoli della città. Siamo entrati attraverso una porta pesante, lasciandoci alle spalle il brusio delle strade. Ci ha accolto un professore dagli occhi che brillavano di passione, ansioso di condividere con noi i tesori dell’Università di Firenze. Ogni frammento raccontava una storia, ogni lettera tracciata con cura parlava di mani antiche, di scribi pazienti e di civiltà scomparse.
Tra quei rotoli di papiro logorati dal tempo, uno in particolare ha attirato la nostra attenzione. Era il frammento scritto da uno studente greco che si era cimentato nelle flessioni verbali. Supporti scrittori diversi, una pagina di quaderno oggi, un foglio di papiro ieri; ma medesime incertezze grammaticali. Desinenze storiche in tempi principali, errori di suffissi: a distanza di secoli condividiamo le stesse sfide linguistiche. Si è trattato di un momento di connessione con il passato: in quel papiro abbiamo trovato un riflesso della nostra umanità, una conferma che, nonostante il passare dei secoli, i dubbi e le incertezze dell’uomo rimangono immutati.
Così, mentre la pioggia batteva sui vetri dell’istituto, ci siamo ritrovati avvolti dal senso di continuità, da una sorta di fratellanza nel perseguire la conoscenza attraverso i secoli.
Conclusa la lezione, ci siamo timidamente addentrati nella folla di passanti, con lo sguardo che balzava sulle insegne di negozi ma i pensieri ancora volti all’incontro ravvicinato con la civiltà protagonista dei nostri libri di testo.
Tornerò mai all’istituto papirologico “Girolamo Vitelli” per analizzare io stessa i frammenti in quella lingua che comincio a conoscere meglio soltanto adesso? Forse sì, e ricorderò quando qualche anno prima in quello stesso luogo noi attuali liceali avevamo attraversato un ponte che ci aveva accompagnati nel passato, conferendo un senso allo studio quotidiano di cultura e lingua antica.

Riflessioni

Ansia

Cinque lettere, due sillabe, rovina della mia vita, ostacolo delle mie ambizioni. Ingannevole, è armonica e piacevole a udirsi. La nasale si prolunga dolcemente e si fonde con la sibilante: ansia, un timido fruscio, un labile suono.
Un giorno ha deciso che avrebbe vissuto con me. Non so perché sia stata scelta proprio io, forse ha capito che non sarei riuscita ad oppormi con abbastanza tenacia. All’inizio faceva capolino solo sporadicamente. Era una presenza a cui non facevo caso: se ne stava silenziosa ad osservare i miei comportamenti. Poi ha cominciato a palesarsi con sempre maggiore frequenza. Adesso mi accompagna in qualsiasi circostanza. È coscienza declinata nei suoi peggiori aspetti. È concretizzazione di dolori passati. È amplificazione delle mie paure più intime.
È come se fossi un blocchetto poggiato su un piano fortemente inclinato, l’ansia è una forza parallela al piano, opposta all’innata forza d’attrito, che tenta di alterare l’equilibrio. La somma delle forze risultanti è diversa da zero, il mio attrito vale solo pochi newton rispetto all’intensità dell’altra forza orizzontale: i miei tentativi di non scivolare in basso sono quindi vani. Sono un blocchetto in una lenta e inesorabile discesa.
Voci tonanti, movimenti rapidi, il naturale susseguirsi delle azioni altrui continua e cerca la mia partecipazione, ma io sono stata scagliata in un luogo senza tempo e spazio. Gli altri sono solo sfocate figure esterne, ci siamo solo io ed uno specchio. Alzo gli occhi timidamente e la spietata immagine riflessa invasata dall’ansia rimprovera il mio aspetto e i miei vizi, pronuncia a voce troppo alta i miei errori, impone obiettivi che devo raggiungere con qualsiasi mezzo. Con gli occhi offuscati dalle lacrime riesco affannosamente a spostare lo specchio oppure irrompe una gentile presenza esterna che varcando la barriera mi riporta dall’altro lato, così da interrompere il confronto con la turpe deformazione di me stessa.
Odio la mia duplicità, ma al contempo la metà ansiosa odia i difetti di me stessa. Le mie due parti, anche se oggi si disprezzano, sono accomunate da un passato come entità unica. A separarle è stata la folgore dell’ambizione, della necessità di essere perfetta. Ma entrambe osservano con sincera nostalgia le foto di una bimba sorridente, allora per qualche secondo l’altra metà si pente di avere causato tutto il dolore che avrebbe strappato a quella ingenua marmocchia l’entusiasmo di vivere. Ad oggi mi chiedo se avverrà mai una riconciliazione interiore, che sarà possibile soltanto con un mutamento dell’ansia da tormento ingestibile a spronante adrenalina.

articoli, Riflessioni

Perché la scuola deve essere un luogo di stress?

di Giulia Masnadi e Micol Gronchi

Prima di leggere la nostra riflessione vi invitiamo alla consultazione online di questo articolo sulla “competitività tossica”

https://lc.cx/1rZUg9

Quando lo abbiamo letto, abbiamo subito pensato che descrivesse perfettamente ognuno di noi. Non è forse vero che spesso ci capita di sentirci inadatti? Insicuri? Come dei pesci fuor d’acqua? Ebbene, la fonte di tutte queste emozioni negative è proprio l’ambiente scolastico: ogni volta che abbiamo una verifica o un’interrogazione, sia professori che genitori si aspettano il meglio di ognuno di noi. Ma, per quanto stimolante possa essere, cosa ci provoca veramente? Felicità nel sapere che siamo stimati oppure terrore di deludere tutti? Purtroppo, prevale certamente la seconda opzione. Siamo costantemente seguiti dall’ombra della paura di sbagliare e non fare, o non essere, abbastanza. Nonostante ci venga sempre ricordato che tutto ciò sia a fin di bene e importante per il nostro futuro, a volte vorremmo solo lasciare andare ogni responsabilità e goderci appieno l’adolescenza.
La scuola, infatti, dovrebbe essere un ambiente sano e per nulla negativo, poiché è il luogo in cui viene formata la nostra cultura. Sarebbe davvero bello reinventarla da zero, abolendo tutto quello che ci provoca emozioni negative e forse, un domani, qualche cambiamento positivo ci sarà. Per adesso, però, potremmo provare ad adottare qualcuno tra i metodi che riportiamo di seguito per creare una barriera protettiva contro lo stress e per cercare di vedere la scuola da una prospettiva migliore.
I nostri consigli sono:

  • Mantenete in ordine il luogo in cui si studia: probabilmente a tutti, almeno una volta, sarà stato detto: “Metti in ordine la tua camera!” dai propri genitori, ma in realtà, tenere pulito e preciso il luogo in cui studiamo ci aiuta a concentrarci meglio, permettendo alla nostra mente di avere meno distrazioni.
  • Favorite il dialogo: se non avete capito qualcosa di una materia, nella lezione successiva chiedete al professore, o alla professoressa, di rispiegarvi quel determinato argomento. Non abbiate paura di farlo, perché i nostri insegnanti hanno il dovere di ascoltare sempre i propri alunni.
  • Favorite le attività extra-scolastiche o i vostri hobby: la nostra scuola offre numerose attività extra-scolastiche, come i Corsi di lingue (in particolare quello d’inglese che è in preparazione all’esame Cambridge B1), i Corsi di teatro e quelli relativi all’ECDL, oppure semplicemente coltivate un vostro hobby. Entrambe le opzioni sono comunque valide per aiutare noi studenti a gestire meglio l’ansia e a rilassarci.
  • Accettate i fallimenti: questo è molto importante, perché bisogna capire che i fallimenti sono un punto di crescita. Se, piano piano, ci abituiamo a vedere i fallimenti come un’opportunità di apprendimento, anziché una sconfitta, svilupperemo una mentalità resiliente. Sviluppare questo pensiero non è facile, anzi, ma può aiutarci moltissimo.
  • Non confrontatevi con gli altri: non bisogna assolutamente commettere questo errore, altrimenti si finirebbe in un vortice senza via d’uscita. Ognuno ha un proprio percorso di crescita personale e, dunque, ognuno ha un livello di apprendimento, di interesse, di stress molto diverso. Questo “confronto” estenuante, che molte volte facciamo, è anche chiamato ipercompetizione e, purtroppo, ci provoca sempre un senso di inadeguatezza ed inferiorità.
    Perciò dovremmo imparare a confrontarci di meno con gli altri nostri compagni, perché nonostante un po’ di competizione sia sana, se diventa eccessiva è molto più che controproducente.

Questa è solo una piccola serie di proposte che speriamo, comunque, vi possano essere utili. La scuola non è facile, soprattutto una come il Liceo Classico con un’alta quantità di studio, ma dobbiamo vederla come un’opportunità di crescita personale. In questo modo potremo sempre essere sicuri di star facendo la cosa giusta.

Comunicazioni, Notte Nazionale del Liceo Classico

Notte Nazionale del Liceo Classico 2024

LA LOCANDINA DELL’EVENTO

La Notte Nazionale del Liceo Classico su Rai Scuola

https://www.raiscuola.rai.it/lingueclassiche/eventi/Notte-Nazionale-del-Liceo-Classico-2024-47d42ec3-930b-4cfc-9e0f-6abf938a48b9.html#:~:text=La%20Notte%20Nazionale%20del%20Liceo,in%20quasi%20350%20licei%20classici.

IL PROGRAMMA AL LICEO CLASSICO REPETTI